Embodied cognition è un progetto che prende spunto dalle filosofie cognitiviste della fine del Novecento che, smantellando il dualismo cartesiano di mente/corpo, sostengono che il pensiero umano è ampiamente influenzato e determinato dalla percezione fisica, dalle caratteristiche del corpo e dalla capacità di movimento. Quell’idea che vedeva il corpo umano simile ad una macchina complessa e la mente come un “fantasma” che lo controlla dall’interno, per poter spiegare intelligenza, capacità di astrazione e spontaneità, era già stata messa in discussione dal filosofo inglese Gilbert Ryle alla metà del secolo scorso. Gilbert Ryle aveva coniato la definizione “ghost in the machine” per sottolinearne l’assurdità di una teoria che vedesse corpo e mente come due entità separate e non interagenti. Per Ryle, come successivamente per i cognitivisti, le operazioni della mente non sono distinte da quelle del corpo, la percezione fisica dell’ambiente e dei suoi elementi influenza la mente in modo sostanziale. Il progetto Embodied cognition è conoscenza incorporata, consapevolezza racchiusa all’interno di un corpo, un involucro che cela e al contempo interviene, rivelando. Come nel concetto filosofico cognitivista, l’involucro ed il suo contenuto interagiscono, influenzandosi. Gli oggetti iconici, imbustati e messi sotto vuoto, si nascondono ma lasciano viva la sagoma, sono coscienza rinchiusa ma intellegibile, risvegliano nell’osservatore la curiosità e la memoria di qualcosa di noto, trasformandosi comunque in oggetti diversi, irriverenti, capaci di stimolare il pensiero inconsapevole. L’oggetto rivestito viene privato del colore, della sua finitura superficiale, della sua ruvidezza, morbidezza, sericità, scabrosità, lucidità, opacità o levigatezza. Ma le sue forme inguainate vengono in qualche modo esaltate dal rivestimento, acquistano una maggiore consistenza e sensualità come per un corpo avvolto da un tessuto sottile. Viene spontaneo il riferimento al Cristo velato, la straordinaria opera scultorea di Giuseppe Sanmartino del 1853, nella quale il velo sottile che riveste il corpo senza vita ha l’evidente funzione, magistralmente assolta, di esaltare le forme anziché nasconderle. Le lunghe pieghe tese nelle quali si infiltra la luce armonizzano le diverse parti del corpo e rivestono di nuova vita le membra abbandonate. Come nel Cristo velato il drappeggio rende più nude e vive le membra ed esalta il pathos tra spettatore e opera, il rivestimento di un oggetto noto esalta la forma racchiusa e instaura un legame immediato tra osservatore e oggetto. In questo caso l’oggetto iconico che reca in sé un valore storico è la mente, mentre la pellicola che lo avvolge è il corpo, e questa mente è in grado di mettersi in contatto con la mente dell’osservatore grazie al risveglio di una memoria storica che appartiene ad entrambi in modo più o meno consapevole.
Embodied cognition is a project that takes its cue from the cognitive philosophies of the late twentieth century which, dismantling the Cartesian dualism of mind / body, argue that human thought is largely influenced and determined by physical perception, the characteristics of the body and the ability to move. The idea that saw the human body similar to a complex machine and the mind as a “ghost” that controls it from within, in order to explain intelligence, abstraction and spontaneity, had already been questioned by the English philosopher Gilbert Ryle in the middle of the last century. Gilbert Ryle had coined the term “ghost in the machine” to underline the absurdity of a theory that sees body and mind as two separate and non-interacting entities. For Ryle, as subsequently for the cognitivists, the operations of the mind are not distinct from those of the body, the physical perception of the environment and its elements influences the mind substantially. The Embodied cognition project is incorporated knowledge, awareness enclosed within a body, an envelope that conceals and at the same time intervenes, revealing. As in the cognitivist philosophical concept, the envelope and its content interact, influencing each other. The iconic objects, wrapped and put under vacuum, hide but leave the shape alive, they are a closed but intelligible conscience, they awaken in the observer the curiosity and the memory of something known, transforming themselves into different, irreverent objects capable of stimulating unconscious thinking. The coated object is deprived of color, its surface finish, its roughness, softness, silkiness, roughness, shine, opacity or smoothness. But its sheathed forms are somehow enhanced by the upholstery, they acquire greater consistency and sensuality as if for a body wrapped in a thin fabric. The reference to the veiled Christ comes spontaneously, the extraordinary sculptural work by Giuseppe Sanmartino of 1853, in which the thin veil that covers the lifeless body has the evident function, masterfully fulfilled, of enhancing the forms rather than hiding them. The long taut folds in which the light infiltrates harmonize the different parts of the body and cover the abandoned limbs with new life. As in the veiled Christ the drapery makes the limbs more naked and alive and enhances the pathos between the viewer and the work, the covering of a known object enhances the enclosed form and establishes an immediate link between observer and object. In this case, the iconic object that carries historical value is the mind, while the film that surrounds it is the body, and this mind is able to get in touch with the mind of the observer thanks to the awakening of a memory. history that belongs to both in a more or less conscious way.